Carissima Benedetta,
solo oggi rispondo alla lettera che mi hai inviato due anni fa per
ringraziarmi dei doni che, da quando siamo nate, puntualmente, ti arrivano il
giorno del nostro compleanno. Non so spiegarti il perché, forse la mia
decisione è dovuta al fatto che sono cresciuta, ho affrontato e superato tanti
momenti critici che mi hanno resa più forte e matura. Ecco perché ho “deciso”
che è giunto il momento di farmi conoscere da te, farti sapere come sono oggi,
partendo da quel fatidico giorno: il 3 ottobre 1998.
Sai, a scuola mi hanno spiegato che la storia degli uomini si ricostruisce
grazie a testimonianze dirette e indirette, oggettive e soggettive: documenti,
manufatti, ricordi di chi l’ha veramente vissuta. Ecco, oggi io voglio farti
conoscere la “mia storia” che è la “nostra storia” dal mio punto di vista. Se
infatti dovessi attenermi ai documenti, dovremmo gridare al miracolo e se un
miracolo c’è stato il tramite della mano divina (o destino che dir si voglia!)
sei stata tu!
Ho deciso di venire al mondo, a differenza di te, con 4 mesi di
anticipo ma una vocina dentro mi diceva: “Elena, è ora”, al contrario delle
voci che sentivo provenire dall’esterno che, disperate, affermavano: “Signora,
se nasce ora non c’è niente da fare!”. Io, da cocciuta quale sono, non ho
voluto aspettare e, aprendo gli occhi, il primo volto che ho visto non è stato
quello di mia madre ma quello del tuo papà che con professionalità e
determinazione, da bravissimo neonatologo, ha iniziato a rianimarmi e
intubarmi.
Non ti nascondo che ho provato un po’ di dolore ma ho capito che
quella di sopportare era la mia unica via di scampo!
E’ allora che ti ho conosciuta, quando l’ostetrica si è avvicinata
a tuo padre con te in braccio e gli ha detto: “Dottore, le presento sua figlia!”.
Tuo padre ti ha guardata per un istante e poi ha continuato a compiere il suo
lavoro su di me. A causa mia si è perso il momento più bello, la tua nascita, e
di questo mi scuso ma tu avrai capito che, grazie al suo “sacrificio”, io sono
viva e posso raccontarti di me. Di
questo te ne sarò sempre grata, così come per la vita sarò grata a tuo padre e
al fatto che ha creduto in me, nella mia forza e in quello di Dio, e anche se
non era in servizio ha messo a mia disposizione la sua infinita bravura e mi ha
permesso, per un disegno divino che non ci è dato conoscere, di diventare quello
che sono oggi e quello che vorrò essere un domani.
Dalla foto che ti invio insieme alla lettera potrai vedere quanto
sono cresciuta e le mie caratteristiche fisiche.
Come te frequento la terza media e, a breve, sarò impegnata negli
esami. Io ho un po’ di paura e tu? Mi hai scritto quali sono le tue materie
preferite e lo sport che pratichi. Sai, anche in questo siamo “stelle gemelle”:
anche io preferisco le materie umanistiche e infatti seguirò la mia passione
iscrivendomi al liceo classico perché vorrei diventare critico musicale.
Infatti amo la musica, la sua storia e mi piace suonare il flauto. Gioco a
pallavolo e, anche se non sono una campionessa come te, mi impegno tantissimo.
Studio canto e ascolto musica. Il mio cantante preferito è Alessandro Casillo
di cui seguo tutte le vicende e che sogno di incontrare! Ho tante amiche con le
quali mi incontro il pomeriggio e il sabato sera vado a mangiare la pizza.
Da due anni mi sono trasferita a Melito di Porto Salvo, il paese
d’origine della mia famiglia. Ma questo già lo sai perché, nella telefonata
annuale che ci scambiamo per gli auguri di compleanno, le nostre mamme di
questo ne hanno già parlato! Non sai però che per me è stato difficile lasciare
i miei vecchi amici di Verona e le mie abitudini.
Ho dovuto ricominciare daccapo ma qui, oltre ai miei parenti, ho
conosciuto tante persone meravigliose, come i miei amici, i miei compagni e i
miei professori.
E poi, senza nulla togliere a Verona, che è una città bellissima e
ricca di storia, il mio nuovo paese ha un bene che non tutti hanno: un mare
splendido che, anche d’inverno, il solo guardarlo ti apre il cuore e, facendo
miei i versi del mio autore preferito, Giacomo Leopardi, “tra questa immensità
s’annega il pensier mio”.
Se non mi credi, vieni a trovarmi con la tua splendida famiglia.
Sappilo, tu sei e sarai la mia stella gemella: “gemella” perché siamo
nate nello stesso istante, “stella” perché la tua nascita mi ha regalato la
luce della vita.
Con affetto.
Elena
Elena
Mangeruca, III B
Nessun commento:
Posta un commento