RELAZIONE: LO SFRUTTAMENTO MINORILE
Tra i vari argomenti di studio affrontati nel corso di
quest’anno scolastico, mi ha particolarmente colpito e interessato quello
concernente lo sfruttamento minorile.
L’argomento, svolto particolarmente
durante le ore d'italiano, è stato però affrontato e approfondito anche durante
le ore di lezione di altre materie: con l’insegnante di storia, di tecnica
(delle ricerche) e di scienze. Soffermiamoci
prima di tutto sull’importanza dell’argomento trattato e quindi sul perché i
nostri insegnanti hanno deciso di dedicare a esso tanto tempo e attenzione.
Guidati dall’insegnante di lettere, abbiamo riflettuto a lungo sulle ragioni
per cui avremmo rivolto tanta attenzione alla tema dello sfruttamento minorile
e abbiamo così compreso che l’obiettivo del nostro percorso era da una parte
conoscere e interpretare correttamente il problema, dall’altra meditare e
riflettere sulle problematiche annesse. Durante il percorso, abbiamo lavorato
in diversi modi e così, mentre ci addentravamo nell’argomento, imparavamo
contemporaneamente a conoscere la storia attraverso le sue fonti, ricercare la
verità attraverso le testimonianze dei minori sfruttati, a comprendere e
analizzare un racconto, a riflettere sui materiali di vario tipo per elaborare
poi una nostra idea sull’argomento, a fare delle ricerche.
Per cominciare, in
classe, abbiamo letto alcune pagine tratte dal libro “ La scuola o la scarpa”
di Tamar Ben Jelloun in cui si racconta di un giovane maestro che ritorna dal
piccolissimo villaggio africano in cui è nato, per insegnare ai bambini. Nel villaggio, però, non ci sono sedie, né
banchi, né lavagne e i bambini, che non hanno da mangiare, preferiscono, o sono
costretti, a cucire scarpe e palloni di cuoio per un dollaro l’ora piuttosto
che frequentare la scuola. L’insegnante non si rassegna alla condizione dei
bambini e decide di recarsi nell’edificio in cui lavorano i bambini. Minaccia i
proprietari di denuncia per violazione delle dichiarazioni universali dei
Diritti dell’uomo.
I bambini non guardano in faccia il loro maestro e qualcuno
gli dice che sarebbe meglio la scuola rispetto alla fabbrica, ma non vi è
scelta poiché lo stomaco bisogna pur riempirlo. Quando abbiamo letto il brano,
l’insegnante ci ha invitato a fare delle ricerche su internet. Scoprire sul web
a quali atrocità son costretti i bimbi, faceva accapponare la pelle. Ho appreso
che oltre ai bambini che cuciono palloni, ci sono anche bimbi che fanno i
minatori o che vendono qualsiasi merce per le strade. Oltre a questo abbiamo
ampliato l’oggetto del nostro studio leggendo la dichiarazione dei diritti del
bambino, analizzando i vari articoli e commentandoli in classe. Da
quest'attività ho imparato molto, sia dal punto di vista delle conoscenze
concernenti delle tematiche di grande rilevanza sociale, sia dal punto di
vista delle “esperienze”, quali: effettuare ricerche, analizzare ed utilizzare
testimonianze, affrontare un argomento dai diversi punti di vista , creare
collegamenti. Soprattutto, però, ho avuto la possibilità di riflettere su come
possono accadere fatti così terribili sotto gli occhi di tutti, di tanti “spettatori muti”: perché la
maggioranza delle persone non si ribella? Perché si permette che accada tutto
ciò? Forse, se ci fossero stati più
insegnanti come quello citato nel brano
di Tahar Ben Jelloun, forse l’Africa e i vari paesi poveri non avrebbero minori sfruttati.
Io e i miei compagni abbiamo affrontato e discusso l’argomento
anche fuori da scuola, arrivando alla conclusione che noi siamo veramente
fortunati a vivere in un paese in cui i diritti dei minori vengono tutelati.
Proprio per queste riflessioni ritengo che l’attività sia stata diversa da
tutte le altre svolte a scuola, molto interessante e formativa. Ho soprattutto capito
che devo impegnarmi anch’io perché nel mondo, ancora piena d’ingiustizie, ci
sia rispetto per i giovani .
MARIANGELA PENNESTRI’
CLASSE 2°G
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