giovedì 3 maggio 2012

Testo di Serena Tripodi, classe III G

Esponete un episodio della vostra vita in cui vi siete sentiti incompresi o ostacolati. Come avete reagito? Quali sono state le conseguenze?

 “Chi non ha mai posseduto un cane non può sapere casa significa essere amato” disse Schopenhauer. Molte persone possono pensare che queste parole non abbiano senso ma, secondo il mio parere, i cani sono le uniche creature che sanno amare indistintamente. Io fin da piccola ho sempre avuto la passione per gli animali, ma in particolare per i cani. Infatti quando ne vedevo uno per strada era come se avessi incontrato una persona famosa  e cercavo a tutti i costi di avvicinarmi e scattare foto. I miei genitori non hanno mai accettato questa mia passione perché, secondo il loro modo di vedere le cose, non può nascere un forte legame tra una persona e un animale. Io non la penso così perché, come dice una frase celebre: “Non c’è fedeltà che non tradisca almeno una volta, tranne quella del cane”. Io ho provato moltissime volte a chiedere un piccolo cucciolo di cane ai miei genitori ma la risposta era sempre la stessa: un secco No. Io non mi sono mai arresa e ho continuato a chiedere e a chiedere perché il mio motto è: “Tutto è possibile se lo vuoi veramente!”. Ebbene grazie alla mia “testardaggine”, dopo una lunghissima discussione durata 7 anni sono riuscita a convincere papà.

Ricordo come se fosse oggi che era una domenica e io ero andata all’edicola con mia mamma e avevo comprato un criceto di plastica con le ruote. Mentre giocavo entusiasta, il giochino si è rotto e io sono scoppiata in lacrime. Mio padre mi aveva visto e mi aveva detto che il giorno dopo ne avremmo comprato un altro, ma io ero dispiaciuta e gli dissi: “Fate bene a non comprarmi un cane, non lo saprei curare”. Mio padre allora mi prese dalla mano e mi portò nel suo studio dove custodisce gelosamente il suo computer e iniziò a digitare: CANI DI PICCOLA TAGLIA. Non ci potevo credere! Forse aveva cambiato idea, le mie semplici parole lo avevano commosso? Non era possibile! Ma fu proprio così. Trovò un avviso su Internet di un uomo che voleva vendere un cucciolo di volpino femmina nei pressi di Reggio Calabria. Era un sogno, un magnifico sogno, il volpino era proprio la razza che volevo! Mio papà si affrettò a contattare l’uomo, che era anche disponibile a portarlo lui stesso il giorno dopo ma ancora era troppo piccolo e decidemmo di lasciarlo con la sua mamma per un altro mese. Avevo già deciso il nome, l’avevo pensato quando ero piccola, il mio primo cane si doveva chiamare Chanel. Rimaneva solo una cosa, convincere  la mamma. Questa era un impresa impossibile, lei non intendeva muoversi dalla sua posizione e ripeteva “I cani non possono stare in un appartamento, un cane non è un giochino che va bene solo quando hai voglia di dargli attenzione, hai avuto tanti animali in casa, io non me ne occuperò  e tu sarai il suo unico punto di riferimento; passate le prime settimane di euforia il cane diventa solo un elemento di gioco e arriverai al punto di non occuparti dei suoi problemi primari…….”. Io non la ascoltavo e non vedevo l’ora che arrivasse quell’irraggiungibile domenica, tanto che contavo i giorni. Domenica 31 gennaio mi alzai di buonora per recarmi a Eremo insieme a mio papà. L’appuntamento era vicino alla Chiesa della Consolazione. Ero agitatissima, tanto che mi veniva da rimettere e non vedevo l’ora, ma all’improvviso comparve un auto con un ragazzo e una  ragazza, che teneva tra le braccia un minuscolo cucciolo di volpino bianco, come la neve, avvolto in un plaid azzurro. Facevo fatica a respirare dall’ emozione e mi sembrava uno scherzo! La ragazza mi porse  il cucciolo impaurito per prenderlo in braccio. Non ci pensai due volte, lo presi e iniziai a stringerlo forte al mio cuore. Per tutto il viaggio di ritorno la tenni  tra le mie gambe bisbigliandogli qualche volta qualche parola. Quando tornammo a casa iniziai a presentare Chanel a tutti. Dopo pochi giorni si era già affezionata a me  ed ormai faceva parte della famiglia. L’unica che non provava nessun interesse era mia mamma che rimaneva completamente contraria e continuava a ripetermi di regalarla a qualche amica. Dopo circa un anno e qualche mese il consiglio di mia mamma divenne un ordine: DOVEVO TROVARE UNA PERSONE A CUI REGALARLO ALTRIMENTI CI AVREBBE PENSATO LEI! All’inizio non avevo dato peso alla sua richiesta ma poi mi accorsi che stavolta non stava scherzando e io non potevo farle cambiare idea. Mia mamma trovò una persona alla quale darlo e ormai era tutto deciso. Venerdì 16 marzo il mio sogno, la mia speranza e i miei progetti andarono in frantumi. Mia mamma la mattina mi aveva detto: “Prepara Chanel, che nel pomeriggio verrà un signore e suo figlio a prenderla” e se ne andò senza darmi una spiegazione. Dovevo obbedire, in fin dei conti era mia mamma e fa le cose solo per il mio bene, e nel pomeriggio verso le 17:30 arrivò un signore e si presero Chanel. Non potrò mai dimenticare il suo musino impaurito che si voltava come se volesse chiedermi aiuto. La colpa di tutto ciò la do solamente a me che non sono mai riuscita in tutto questo tempo a far capire a mia mamma e a tutte quelle persone che hanno raggiunto il loro obiettivo di vedere Chanel fuori da casa mia, che lei era veramente importante per me, era l’unica che mi ascoltava senza interrompermi e quando piangevo riusciva a consolarmi con il silenzio. Chanel non era un capriccio di una viziata, era solo il più grande sogno di una bambina  che cercava solo un po’ di compagnia, un’amica che non la potesse tradire e la potesse comprendere senza giudicare. Chanel, nonostante la mia mancanza di tempo libero, quell’amicizia era riuscita a dimostrarla; quei pochi minuti passati la sera con lei erano meravigliosi. Ricordo il suo musino sempre allegro, la sua coda attorcigliata che non smetteva mai di scodinzolare ma soprattutto ricordo il suo amore, quello che io non sono riuscita a dimostrarle. Chanel era la mia cucciola, era la mia migliore amica. Ancora oggi non riesco ad andare sul balcone di casa mia perché vederlo senza la mia cucciola che saltava appena mi vedeva, mi fa male. Ogni giorno mi chiedo cosa possa fare e se si trovi bene in questa nuova famiglia. A volte la scelta più difficile si rivela essere la migliore, a volte però la scelta più difficile si rivela essere solamente difficile…….
TI VOGLIO BENE CHANEL E NON TI DIMENTICHERO’ MAI!!!!!
                                                                                                                            Serena Tripodi III G

Nessun commento:

Posta un commento